Da Villore al Pellegrino
Sette secoli di vicende territoriali ed architettoniche attraverso i luoghi di residenza in Toscana della "stirpe" dei Manescalchi
Autore : Giampaolo Trotta
Collana : Storie Memorie Personaggi
ISBN:978-88-6039-428-6. , Anno 2017
pagg. 504; cm 21x30, Italiano
brossura illustrata
€ 50.00
Descrizione
Il libro tratta dei vari edifici dove risedette la famiglia dei Manescalchi da Villore nel corso dei secoli, condotta attraverso un lasso temporale di circa sette secoli, e pone in luce (fra le prime volte a proposito di una famiglia non nobile né magnatizia) un paradigmatico spaccato sociale di una famiglia di modesti proprietari terrieri e di ‘valvassini’ e piccoli domini loci all’interno di una comunità rurale montana del Mugello medioevale ghibellino, poi inurbatasi a Prato nel Quattrocento con l’homo novus Bartolomeo “maneschalco”, che dette il patronimico alla famiglia e le cui ambizioni di affrancazione sociale si infransero miseramente nella città mercantile, decretando un mesto “de reditu suo” nel contado pratese prima e mugellese poi, per approdare a quello fiorentino come una fiera stirpe di mezzadri ed, infine, di giardinieri a metà Novecento.L’indagine assume, però, connotati assai più lati.
Accanto alla stretta storia dei Manescalchi, infatti, lo studio si è dilatato a quello delle vicende dei luoghi e delle costruzioni nelle quali essi vissero, talvolta strettamente legate ad essi, talvolta in maniera più labile e sfumata.
Sostanzialmente, sono stati individuati, a partire dal Duecento, nove realtà territoriali in Toscana connesse alle loro residenze storiche, che hanno fornito il motivo di alcuni approfondimenti su architetture, territori e città.
Così, temi che travalicano l’interesse contingente sono lo spaccato storico-sociale e territoriale sulle ferriere medievali nel Mugello Orientale; l’urbanizzazione attorno alla cattedrale di Prato e la formazione della sua piazza secondo i principi - anche simbolici e teologico-filosofici - della prospettiva inversa, tipica delle tavole dipinte due-trecentesche; il ruolo e l’apogeo economico e culturale dei Fioretti da Vernio; l’organizzazione poderale e le fattorie nel territorio di Barberino del Mugello; la storia artistica della Compagnia di Sant’Agostino a Legnaia; la matrice albertiana (e non brunelleschiana) dell’oratorio quattrocentesco della Vergine Assunta della Querce verso Monticelli, raffrontato - per similitudini e differenze - con quello trecentesco del sacellum ‘gerosolimitano’ degli Alberti sul ponte alle Grazie di Firenze; l’organizzazione poderale a Montughi nell’Ottocento, villa Demidov a San Donato in Polverosa; l’’asse’ aeronautico Cascine-Novoli-Peretola in epoca fascista; le ville Strozzi Sacrati al Querceto e Bartolini Salimbeni - Favard a Rovezzano; gli echi bramanteschi nella chiesa perduta di Santa Maria del Popolo a San Gallo di Giuliano da Sangallo; il giardino (in parte orto botanico) de “La Rosa” di Bettino Ricasoli al Pellegrino; la colonia anglo-americana a Firenze e le ville primo-novecentesche nell’urbanizzazione di via Trento.