Diletto
Autore : Walter Nesti
Collana : Il Crivello
ISBN:978-88-87305-0104. , Anno 1992
pagg. 48; cm 14x21
brossura
€ 6.00
Descrizione
PREFAZIONE di Pietro CivitarealePiù che ad un gusto dell'oggetto, la poesia di Walter Nesti sembra appartenere a quello d'un paesaggio percorso nelle sue linee consuete ed assaporato nel suo fascino contemplativo, entro una luce tenera e dolce, preziosa ed illudente, che svela a tratti un fondo lacerato, ma splendidamente risarcito da simboli e figure.
Tuttavia, la meraviglia per la scoperta naturalistica ha una scansione generalmente breve: dietro il fenomenico preme una moralità civile ed esistenziale che censura la visione, deviandola sulla traccia d'una speculazione assorta, insistente, gnomica, una speculazione sulle implicazioni psicologiche del tempo nella corrosione e nella rigenerazione dei dati elementari dell'esistenza.
Per Nesti, infatti, il tempo non è soltanto ciò che divide, ma anche, e direi soprattutto, ciò che fa dell'uomo "un tenue bagliore/sulla scia dei giorni", per cui la stessa realtà nella sua sommossa fenomenologia, finisce per apparirci come mutilata "dallo sguardo del tempo".
Ma se il tempo è inganno ed un 'pagatore feroce che non manca a nessuna scadenza'; parallelamente "ogni scadenza perde la sua traccia", purché ci sia consentito di indugiare fra segni impalpabili, di pedinare la nostra immortalità fiutando nelle cose che ci circondano il profumo del mistero, scoprendoci invasi "da presenze avvolgenti/e sinuose" e disposti a "credere ai presagi".
Come dire che il destino dell'uomo resta ancora affidato in qualche misura alle possibilità della poesia: ad una poesia, non intesa come fuga o come simulazione, ma come presa di coscienza dei mali del mondo, dei luoghi "dove cova la forza/che distrugge"; giacché "ignorare il nemico è darsi vinti": una poesia critica, dunque, capace di prefigurare un paradigma necessario dell'esistenza, ma soprattutto in grado di mettere l'uomo nella condizione di fare la sue scelte, in quanto "non ti salva/il passo felpato sull'erba”; ma "solo il gesto che ti dichiara".
Così, l'altalena, "condizione di vita", "la piena comprensione dell'amore'; "il gioco della vita" che ci scopre "muti davanti alla bellezza/e inermi/ nella nostra solitudine" (che rende l'uomo adulto nell'orgoglio del suo desiderio), il sogno d'una innocenza perduta, d'un passato incontaminato da recuperare (perché è lì, nel suo "oscuro fulgore" "il senso/del nostro essere liberi"): sono tutte variabili di questa condizione di discorso critico, ma fondamentalmente aperto sul futuro dell'umanità.
Anche il dettato poetico, di conseguenza, si adegua a questa esigenza pedagogica, a questa volontà di responsabilizzazione della poesia.
In tal senso, i versi di Walter Nesti sono di una estrema limpidezza plausibilmente disposti alla comunicazione.
Nessun significato chiuso e nessuna oscurità preconcetta ne riducono gli spazi.
Aperto ai segni della immaginazione, e insieme della realtà, il discorso poetico di Nesti si affida ad un senso raro del contrappunto plastico delle forme, dei toni e dei ritmi; e se ogni tanto qualche ombra si affaccia a velare le luminescenze del poeta è perché l'eccessiva lucentezza delle parole non appanni il fluire pensoso delle idee o perché la cenere del tempo, già interamente combusto, possa essere riattinta nella quieta penombra d'un sogno discreto ma tenace, nel chiaroscuro d'una memoria così presa dalla sete di posarsi e di consistere da ricreare uno spazio continuo, una durata, e tessere, in tal modo, una vicenda umana ancora abitabile.
É la forza di chi crede nella propria voce, ma anche di chi sente ancora nelle cose un nucleo di verità assoluto, come la terra, la vita, il cielo, l'amore, la necessità di capire, la voglia di essere e di continuare ad essere, nonostante tutto.
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