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Eclettiche armonie

Percorsi figurativi tra rinnovamenti inizio secolo e nuove frontiere del realismo al tempo della Costituzione

Eclettiche armonie - Percorsi figurativi tra rinnovamenti inizio secolo e nuove frontiere del realismo al tempo della Costituzione
Curatore: Marco Moretti
Collana : Mostre ed Eventi

ISBN:9788860394422. , Anno 2018

pagg. 96; cm 24X29.5
Br. Ill.

€ 20.00


Descrizione
Un chiarimento innanzi tutto sulla scelta di un titolo abbastanza appariscente se non addirittura sopra le righe, ma scelto nella consapevolezza di suggerire i molteplici ruoli svolti nel periodo qui esaminato da parte di artisti e operatori culturali.
Il termine eclettismo potrebbe richiamare esempi di stilemi colti di passata e poco o punto approfonditi; concetto che però non sussiste nella radice greca del termine (eklektekós), il cui significato coglie invece l’agire di chi sceglie in campi diversi ciò che gli è più congeniale.
All’insegna dell’ eclettismo si annunciò all’alba del ‘900 l’avventura del “Leonardo”, rivista in cui i giovani adepti si avvicendavano in vari ruoli, cercando, scrisse Prezzolini, «d’essere come Leonardo, un po’ di tutto».
In tal modo operarono i protagonisti qui radunati: in primis Ardengo Soffici, la cui attività di critica artistica e letteraria si fondeva con l’opera del pittore e viceversa.
Come pure Lorenzo Viani, con la sua prosa carica d’invenzioni dialettali e d’idiotismi che si specchiava nella forte espressione artistica dei vageri e dei folli.
E così Mario Sironi, il cui eclettismo spaziava dalla grafica pubblicitaria a quella dell’impegno politico e alla scrittura critica, come nell’arte padroneggiava varie tecniche, dalle grandi scenografie in mosaico a quelle dell’ affresco.
Così anche versatile Betto Lotti, spirito eclettico per disposizione culturale: pittore visionario prima e visivo poi, acquafortista e grafico di talento anche se scarsamente conosciuto per la sua «modestia eccessiva», come ebbe a scrivere Mario Radice, ma eppure, secondo Caramel, autentico «personaggio del suo tempo, in sintonia sempre con coordinate che alle sue aspirazioni corrispondevano, e che quindi egli sceglieva, ma che non erano soltanto sue»; un’osservazione che si specchia nella riflessione di Giovanni Costetti, incisore, pittore e scrittore, secondo cui «la mia personalità non è mai rivolta a una sola intelligenza e a un solo sentire».
«Arte che nel suo mistero le diverse bellezze insiem confonde», rifletteva il pittore Mario Cavaradossi nella prima romanza della “Tosca”.
Tale è infatti il meraviglioso mistero dell’arte: «ed è importante che resti un mistero, perché l’arte, come l’amore, non si deve spiegare», scriveva in un aforisma un altro pittore, Alvaro Cartei, artista solitario e sconosciuto ai più ma non a uno spirito sagace come Antonio Paolucci, che riconobbe nella sua opera, al di là del «mite arcaismo», un «pittore vero» dallo «stile colto».
Accanto a celebrati maestri, la presenza di alcuni valori meno conosciuti ma tuttavia validissimi costituisce uno degli scopi di questa mostra, la quale vuole appunto rendere giusto merito ad artisti che, impossibilitati per forma mentis a farsi largo tra colleghi più scaltramente organizzati, sono rimasti tra le pieghe di quel ricco tessuto artistico che è stato il nostro Novecento.
Altro scopo, attraverso opere riguardanti il lavoro, è l’omaggio al 70° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione.
Tra gli anni topici della sua gestazione e i successivi alla sua applicazione, decine e decine di artisti di tutta Italia furono ispirati dalla ripresa del lavoro reso attraverso vari canoni figurativi (naturalismo, post cubismo, neorealismo) con i quali tramandarono il fervore del loro tempo: dalla ripresa dei trasporti al risorgere delle fabbriche, dal lavoro dei campi a quello molteplice e vario dell’artigianato.
Venne così virtualmente documentato lo sforzo dei milioni d’italiani che si erano rimboccati le maniche per restituire a se stessi e al Paese la dignità (materiale e morale) umiliata dalla guerra.
Lavoro contemplato come fede laica e religiosa insieme, idealizzato con una ruota dentata nell’emblema della Repubblica e sancito come fondamento di progresso dal primo articolo della Costituzione.
Marco Moretti Curatore della mostra .

Un brano

Contributi
Testi di Marco Moretti, Costanza Contu e Emanuele Bardazzi.

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